Campionato fermo come nella Grande Guerra

La prima guerra mondiale funestò l’annata di mezzo degli anni 10 del secolo scorso. L’ingresso dell’Italia nel conflitto bellico chiuse anzitempo il campionato. Oggi la pandemia da coronavirus sta fermando tutto.

La pandemia da Coronavirus ha fermato anche il calcio. Campionati nazionali bloccati, con l’Italia prima a chiudere i battenti. Bloccate anche le competizioni continentali per club, adesso si ipotizza il rinvio del Campionato Europeo per Nazioni in calendario nel giugno prossimo. La necessità, considerata l’eventualità di dover utilizzare quel mese per completare i tornei nazionali, è di spostare Euro 2020 all’estate dell’anno prossimo. Persino i Giochi Olimpici di Tokyo sono a rischio rinvio. Il contagio, che si sta espandendo a macchia d’olio in ogni dove, si lascia dietro una scia di inevitabili stop in gran parte del continente. Al momento non vi sono certezze, solo una ridda di ipotesi, compresa quella che prevede play off e play out come strada maestra per definire le gerarchie della serie A 2019/2020.

Come nella Prima Guerra Mondiale

Nella storia del nostro calcio per trovare una situazione simile bisogna andare indietro alla metà degli anni 10 del secolo scorso con un’annata funestata dall’ingresso dell’Italia nella Grande Guerra. La stagione 1914/15 del Milan era partita con il trasferimento della squadra in un nuovo campo: da Porta Monforte al Velodromo Sempione. I rossoneri vinsero il girone eliminatorio e quello di semifinale, qualificandosi per il girone finale del nord Italia. Società e tifosi furono molto speranzosi, dato i risultati ottenuti dalla squadra. Il campionato veniva denominato di “1ª Categoria”, con una divisione geografica delle squadre tra Nord e Centro-Sud.

Quello dell’Italia settentrionale annoverava 36 squadre suddivise in sei mini gironi da sei, con partite di andata e ritorno. Il campionato dell’Italia Centrale comprendeva i gironi di Toscana e Lazio, quello dell’Italia meridionale e insulare riguardava i gironi di Campania e Sicilia. L’assenza di squadre siciliane iscritte ridusse a due partecipanti questo raggruppamento: Internazionale Napoli e Naples. Il girone finale non arrivò al termine per l’entrata dell’Italia nella prima guerra mondiale.

Una foto del Milan dell’epoca

Domenica 23 maggio 1915, tutto precipita

Il Milan, in questo campionato, perde solamente 3 partite su 21 disputate. Ancora sugli scudi l’attaccante Louis Van Hege, autore di 22 reti in 20 incontri. Il Torino si apprestava ad affrontare il Genoa in trasferta, con i liguri sulla soglia del trionfo. A Milano, rossoneri e nerazzurri si sarebbero contesi la superiorità meneghina, con l’Inter che poteva ancora vantare, a differenza del Milan, qualche speranza di lottare per il titolo. Nel girone centrale la grande favorita era la Lazio, impegnata in casa contro il modesto Lucca.

Domenica 23 maggio non si giocò. Il giorno prima tutto precipitò. Arrivò la dichiarazione di guerra telegrafata dal ministro Sonnino al duca D’Avarna, ambasciatore italiano a Vienna. Alcuni problemi di trasmissione resero necessaria la consegna del documento la mattina seguente. Alle ore 18 venne fissato l’inizio delle ostilità tra Italia e Austria. Il giorno dopo la Gazzetta dello Sport pubblicò: “Improvvisa sospensione del Campionato deliberata dalla Figc. Il Campionato 1914-15 al Genoa?”. Si dava conto della scelta del comitato direttivo federale, riunitosi d’urgenza, per sospendere le partite di Milano e Genova, nulla aggiungendo sul girone centromeridionale. Il titolo di campione d’Italia è poi assegnato al Genoa con delibera postbellica della FIGC.

Il rossonero Erminio Brevedan morì sul Monte Piana

In quella tormentata stagione il Milan era guidato da una commissione tecnica, con Cesare Stabilini nel ruolo di direttore sportivo. Alla presidenza sedeva Piero Pirelli, con Gilberto Porro Lambertenghi vicepresidente e Giuseppe Wilmant segretario. Tra i punti di forza della squadra spiccavano il portiere Luigi Barbieri, il difensore Marco Sala, i centrocampisti Attilio Colombo, Ernesto Morandi, Alessandro Scarioni, Francesco Soldera e Attilio Trerè. In attacco i rossoneri puntarono sul cannoniere belga Louis Van Hege e su Erminio Brevedan che perse la vita proprio durante la Grande Guerra, tenente dell’esercito italiano, ferito a morte sul Monte Piana.

Sergio Taccone