11 maggio 2001 la partita perfetta di Gianni sentenza Comandini, autore della doppietta che aprì la strada alla goleada rossonera.
Due reti, soltanto un paio, ma pesantissime. Il derby dell’11 maggio 2001 sancì il “perfect day” di Gianni Comandini, protagonista della sfida conclusasi con un tennistico 6-0 rifilato dal Milan all’Inter.
Quella doppietta maturò in meno di venti minuti: diciannove, per l’esattezza, che avviarono la demolizione del biscione nerazzurro. Il romagnolo, classe ’77, stroncò gli avversari con quelle due giocate. L’allenatore interista Marco Tardelli, che lo aveva avuto l’anno prima nell’Under 21 azzurra, rimase in panchina come una statua di sale.
Bastarono quella partita e quella doppietta per fare entrare Comandini nei cuori dei tifosi milanisti. Un giorno indimenticabile, da ricordare ogni anno, rivedendo una delle sconfitte più umilianti dei nerazzurri nella storia della stracittadina meneghina.

Due gol in meno di 20 minuti
Se il primo pallone che tocchi lo metti in rete, allora è la tua serata: l’assist di Serginho trovò il sinistro dell’ex vicentino. Frey rimase come Franti dopo lo scontro con Garrone.
L’entusiasmo di quel gol fu sfruttato dai rossoneri, guidati dalla coppia Cesare Maldini-Mauro Tassotti. Stesso copione poco prima del 19’: cross di Serginho e colpo di testa in splendida torsione di Comandini. La stessa area che aveva visto, 17 anni prima, lo stacco di Hateley ad annichilire Zenga. Seconda stilettata al fianco dei nerazzurri.
Il deragliamento dell’Inter si completò nella ripresa. Dopo la punizione alla cicuta di Giunti, il poker lo firmò Sheva che concretizzò una giocata spettacolare del solito Serginho. Milan padrone del campo, Inter versione catapecchia. La cinquina la servì ancora l’ucraino, insaccando un passaggio di Kaladze in una difesa interista più ampia e libera delle praterie del vecchio West.
L’ultima rete di Serginho (il migliore in campo) chiuse il set: San Siro come Wimbledon. Quel derby di maggio sembrò una sfida tra una Ferrari appena uscita dall’autodromo di Monza e una Giardinetta ripescata da uno sfasciacarrozze di provincia.
Per quella doppietta passerà alla storia del Milan con il soprannome di “Sentenza”, spietato come il personaggio interpretato da Lee Van Cleef in uno dei western di Sergio Leone, capace di annichilire l’Inter con due giocate impeccabili: la prima di piede, l’altra di testa.

Una carriera sfortunata
Per Comandini sembrava il via ad una carriera ricca di soddisfazioni. Invece, proprio quel derby sancì il punto più alto del suo cammino calcistico, interrottosi a soli 29 anni, quando l’attaccante di Cesena lasciò il calcio per dedicarsi al surf e alla musica, le sue passioni. I due gol all’Inter rimarranno le sue uniche reti in maglia rossonera.
Alla fine di quel campionato venne ceduto all’Atalanta (30 miliardi di lire, l’acquisto più caro della società orobica) dove rimase quattro anni, salvo una breve parentesi al Genoa.
Nel suo capolinea agonistico ha indossato la maglia della Ternana. Nel palmares di Comandini brilla l’oro europeo under 21, conquistato nel 2000 in Slovacchia. La sua stagione migliore rimarrà quella passata a Vicenza (‘99/2000) che gli valse l’ingaggio al Milan che pagò 20 miliardi per il suo cartellino. L’addio anticipato al calcio è stato causato da problemi fisici persistenti.
Oggi Gianni si dedica alle sue passioni
Rientrato a Cesena, Comandini ha aperto un ristorante, giocando nei tornei Csi con la casacca della Polisportiva Forza Vigne, squadra locale fondata da suo padre.
Spesso, sulla costa romagnola, lo si è visto con lo zaino in spalla, pronto ad inseguire le onde con la sua tavola da surf. Ha viaggiato e tanto: dal Brasile all’Australia, dal Costa Rica alle Isole Fiji.
Ma quando sente la nostalgia di casa, rientra a Cesena dove riprende a giocare a pallone con la squadra dilettantistica della sua città, dedicandosi anche alla sua passione di Dj, passando i pezzi delle sue band preferite: Ac/Dc, Queen e Red Hot Chili Peppers. Ha contribuito anche a riqualificare il Teatro Verdi della sua città.
E’ da questi particolari che si giudica un uomo. Per i milanisti Gianni Comandini rimarrà per sempre “il diavolo del derby del maggio 2001”.
Sergio Taccone
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Giornalista e milanista Doc, tra i maggiori conoscitori della storia rossonera, è autore di 13 libri sul Milan. Con Storie Rossonere ha pubblicato tra gli altri: Joe Jordan – Lo Squalo del Milan; Le stagioni del Piccolo diavolo; Milan 3000 e il Grenoli. Ha ricevuto il premio Maria Grazia Cutuli nel 2009 e il premio Coni Letteratura Sportiva nel 2011. Più volte nella Top Ten Amazon nella categoria libri di sport.