Marco Pantani, vero cuore rossonero

A venti anni dalla scomparsa, un ricordo del grande campione di ciclismo che non ha mai nascosto la sua fede calcistica milanista. Prese parte anche alla partita d’addio di Franco Baresi.

di Sergio Taccone

Parlando di Milan e di ciclismo un posto di risalto è riservato a Marco Pantani, il grande campione del pedale, trovato privo di vita, il 14 febbraio 2004, in un angusto residence di Rimini. Il Pirata non ha mai nascosto la sua fede per il Diavolo rossonero. Non aveva molte occasioni di presentarsi a San Siro, sempre impegnato sulle strade del mondo, in corsa o in allenamento.

Sono tante le testimonianze fotografiche di Marco con la maglia rossonera e rimane indimenticabile la sua apparizione alla partita di addio di Franco Baresi, il 28 ottobre 1997. 

Marco Pantani il giorno in cui Baresi lasciò il calcio

In campo per l’addio al calcio di Franco Baresi

C’era anche lui in un San Siro strapieno e al culmine della commozione per il ritiro del Capitano. Il vincitore del Giro e del Tour 1998 fu tra gli ospiti d’onore che, nel corso dell’intervallo, si avvicinò verso Baresi per tributargli un saluto. E Pantani strinse la mano del Capitano maglia numero 6 per sempre quasi con timore reverenziale, felice di poter vedere da vicino uno dei suoi idoli.

Nello spogliatoio, l’eroe del Galibier lasciò in regalo una bicicletta. “Visto che sicuramente adesso avrà un po’ più di tempo libero, potrà fare qualche bel giro”, disse il campione di Cesenatico. Franco Baresi lo ringraziò e dopo un buffetto gli porse a sua volta un omaggio. Una scena indelebile nella memoria di tanti milanisti… 

MARCO PANTANI CON LA MAGLIA ROSSONERA

Pantani: l’eroe del Tour che annientò Ulrich

Nel corso del campionato 1998/99, quello dello scudetto vinto al fotofinish sulla Lazio, Pantani era spesso in televisione, ospite alla trasmissione Rai Quelli che il calcio, a perorare la causa milanista. Esultò in televisione dopo il gol di Bruno N’Gotty che piegò il Bologna al Dall’Ara in zona Cesarini. La vittoria che inaugurò il girone di ritorno con tre punti corroboranti.

Nel gennaio ’99, Marco Pantani era lo sportivo più famoso d’Italia, l’eroe del Tour dell’anno prima, capace di annientare il tedesco Ulrich giungendo in maglia gialla agli Champs Elysées con Felice Gimondi a premiarlo dopo avergli sollevato il braccio sul podio. Dopo l’esclusione dal Giro d’Italia 1999 per ematocrito alto, l’amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani, dichiarò: “Penso che se Marco avesse voluto stare al passo dei più forti in salita gli sarebbe bastato usare una Graziella”. 

Per Pantani il Milan a Lecce scese in campo con il lutto al braccio

Il 15 febbraio 2004, il giorno dopo la sua morte, i rossoneri giocarono a Lecce con il lutto al braccio. Paolo Maldini, uscendo dal protocollo previsto, chiese e ottenne dall’arbitro  Pieri anche il minuto di raccoglimento in ricordo di Marco Pantani, grande campione e pirata milanista. I giocatori del Milan dedicarono alla memoria del campione ciclistico dalla solida fede rossonera il gol del pareggio di Shevchenko in un’annata conclusasi con la conquista del diciassettesimo scudetto. 

“Brugel o Bosch o anche Goya: loro potrebbero raccontare col pennello ciò che passa in un uomo in fuga, che felicità è, che mistero è la salita, cos’è l’anima e dove quell’uomo la tiene rinchiusa, riparata da una pioggia canaglia. In cima all’ultimo passo del Tour, all’ultima occasione possibile, nella notte del Galibier. C’era qualcosa lassù e Marco Pantani è andato a prendersela” (dalla quarta di copertina del libro “Il fantasma del Galibier”, Cosimo Cito, Limina, 2010).

Unico nel suo modo di correre, leale. Un vero fuoriclasse. Credo che Marco sia stato una persona e un atleta capace di coinvolgere e appassionare anche chi non seguiva abitualmente il ciclismo. E’ molto bello tutto l’affetto che la gente prova ancora per lui. E poi, Pantani era anche un vero milanista. Franco Baresi

Sergio Taccone