Milan-Ajax 3-2, il guizzo magico di Pippo Inzaghi

23 aprile 2003. Con un tocco allo scadere contro l’Ajax, Filippo Inzaghi portò il Milan in semifinale di Champions. Nel tabellino dei marcatori ci finirà Tomasson ma la deviazione dello svedese era ininfluente, la palla sarebbe entrata ugualmente.

L’istante che immortala il tocco di Filippo Inzaghi a scavalcare Lobont, portando i rossoneri in semifinale di Champions League, se fosse un quadro starebbe all’Accademia di Brera del “milanismo”.

Era il 23 aprile 2003 e quella sera i tifosi rossoneri oscillarono tra il tormento e l’estasi, sospesi tra il giardino dell’Eden e l’inferno più profondo. Milan-Ajax fu come una tappa di montagna con tante salite e discese dove a vincere fu la squadra che riuscì a dare l’ultimo colpo di pedale a mezzo metro dallo striscione del traguardo.

Milan e Ajax entrano in campo

Sliding doors: da un lato la porta con la scritta “da qui si va verso un’annata senza infamia né lode”, dall’altro il passaggio per continuare nel sentiero verso la gloria. I diavoli rossoneri, guidati da Carlo Ancelotti, presero la direzione giusta, con caparbietà e determinazione, dando un grande senso al finale di una stagione che doveva ancora riservare le cose migliori.

Per la sfida di ritorno dei quarti di finale contro i lancieri olandesi, l’allenatore rossonero schierò Dida, Simic, Maldini, Nesta, Costacurta, Brocchi, Rui Costa, Ambrosini, Kaladze, Inzaghi, Shevchenko. Sull’altro versante, Ronald Koeman si presentò con Lobont, Trabelsi, Pasanen, Chivu, Van Damme, Yakubu, Sneijder, O’Brien, Pienaar, Ibrahimovic, Van der Meyde.

L’esultanza di Pippo Inzaghi

Rossoneri avanti per due volte

Lo 0-0 dell’andata costringeva il Milan a vincere. Le assenze di Pirlo, Seedorf e Gattuso abbassarono il divario tra le due squadre. Gli aiacidi, squadra dall’età media molto bassa e di grande dinamismo, non mancavano di talento, con Andy Van der Meyde, Zlatan Ibrahimović e Wesley Sneijder su tutti. Shevchenko imperversò sulla fascia destra.

Dopo un’occasione di Brocchi, disinnescata da una paratona di Lobont, Inzaghi concretizzò un cross dell’ucraino, insaccando di testa alla mezz’ora. Nella ripresa, il Milan accusò una fase calante, consentendo all’Ajax di avvicinarsi alla porta di Dida. Il pari lo firmò il nuovo entrato Litmanen, servito da Van der Meyde. Ma la paura, che stava impossessandosi di San Siro, svanì due minuti dopo grazie al gol di Sheva, scaturito da un’azione innescata da un doppio dribbling di Inzaghi.

Il tocco di Super Pippo a scavalcare Lobont

Pienaar pareggia ancora. Il tocco di Inzaghi risolverà l’incontro

Eupalla, la dea del calcio, non aveva ancora esaurito il suo copione per quella serata. L’Ajax raggiunse il pareggio con Pienaar: ad una manciata di minuti dal termine si materializzò il fantasma dell’eliminazione che avrebbe apposto il sigillo del fallimento nella stagione del diavolo. A speranze ormai quasi azzerate, come il battaglione che tenta l’ultimo assalto al fortino nemico, si dipanò un’azione dalla linea difensiva milanista.

Lancio di Maldini sfiorato di testa da Ambrosini: il tocco giusto per liberare Inzaghi, piazzato al centro dell’area di rigore come il cecchino in attesa di sparare l’ultimo colpo, quello decisivo. Il suo tocco con la punta del piede destro andò a scavalcare Lobont che vide rotolare il pallone, lemme lemme, in fondo alla rete. La deviazione di Tomasson fu ininfluente anche se nel tabellino ci finirà il giocatore svedese. Resta comunque il gesto tecnico, il fiuto del gol e quel talentuoso opportunismo sottoporta dell’attacante piacentino.

Gli istanti successivi furono una summa di brividi ed emozioni, con un intero stadio – oltre 76 mila presenti – che si lasciò andare alla gioia della vittoria. Una partita che nessun milanista potrà mai dimenticare: un’altra tappa verso la conquista della sesta Coppa dei Campioni, arrivata poco più di un mese dopo nella serata inglese all’Old Trafford.