Milan-Celtic: la battaglia epica di Glasgow

Marzo ’69, un gol di Prati e la compattezza difensiva della squadra permise ai rossoneri di eliminare gli scozzesi del Celtic ai quarti di Coppa dei Campioni. Tra i migliori Fabio Cudicini e Angelo Anquilletti. 

Nel grande libro della storia del Milan alla voce “imprese” spicca lo 0-1 ottenuto al Celtic Park di Glasgow il 12 marzo 1969, ritorno dei quarti di finale di Coppa dei Campioni. Una vittoria di misura che portò il Diavolo in semifinale. Contro gli scozzesi, campioni d’Europa due anni prima, il Milan di Nereo Rocco, privo degli infortunati Trapattoni e Sormani e con Prati e Schnellinger non al meglio, disputò una prestazione all’insegna della forza e della compattezza del gruppo.

Di Pierino Prati il gol vittoria

Gli avversari, reduci da sei successi consecutivi in campionato, all’andata uscirono imbattuti da San Siro, portandosi a casa lo 0-0. Dopo 12’, un guizzo di Pierino Prati portò i rossoneri in vantaggio. Gli artigli del “sensazionale e spietato uomo gol”, come scrisse Ezio De Cesari, fecero sanguinare il Celtic. Una rete nata da un blackout del libero scozzese McNeill, tanto fisicamente gigantesco quanto lento.

Il gol di Pierino Prati

Al resto pensò “la peste” dell’attacco milanista, galoppando verso la porta avversaria per una trentina di metri, con stile e slancio perentori, trafiggendo senza pietà il portiere John Fallon uscito goffamente dai pali. Prati si rivelò una freccia in grado di sfiancare la difesa avversaria. “Gol capolavoro di uno straordinario solista”, aggiunse De Cesari dalle colonne del Corriere dello Sport. Il Celtic, innervosito dallo svantaggio, finì per disunirsi, buttandosi in avanti a testa bassa ma senza criterio. Per l’attaccante milanista fu una prova da 10 in pagella. 

Maldera, Malatrasi e Anquilletti: tre ottime prestazioni

Luigi Maldera – una sorta di libero aggiunto dopo Malatrasi – si distinse come colosso arretrato, meritandosi l’appellativo di “Jack Charlton italiano” datogli dalla stampa sportiva: disinvolto, sicuro e dal piglio sbalorditivo. Caratteristiche che portarono Maldera ad annullare il vecchio e astutissimo Chalmers. Anche Malatrasi convinse pienamente, sfoderando una prestazione priva di sbavature, lottando su ogni pallone senza commettere errori e rimanendo in campo malgrado i colpi incassati. Ad annullare Wallace, grande tiratore del Celtic, ci pensò un Rosato da applausi.

Anquilletti contrasta Johnstone

Tra i migliori di quella trasferta di coppa spiccò Angelo Anquilletti che si prese la rivincita sul temutissimo Jimmy Johnstone, ritenuto il più pericoloso tra i giocatori a disposizione di Jock Stein. Un giocatore che all’andata aveva messo Anguilla sovente in difficoltà. Le armi di Anquilletti furono spirito di sacrificio e umiltà, acume ed intelligenza, traendo il massimo profitto dalla complicata esperienza della partita di San Siro. Johnstone uscì dal campo a capo chino, come un pulcino nella stoppa, annullato dal difensore quasi ventiseienne, originario di San Donato Milanese, al Milan da tre anni. 

Cudicini: lo Jascin italiano

Contro uno scatenato Hughes, il tedesco Schnellinger strinse i denti per 65’, lasciando poi il posto a Santin, richiamato in squadra dopo un po’ di tempo ed entrato subito in partita. A meno di un quarto d’ora dal termine, un suo svarione (l’unico) a ridosso del portiere milanista innescò Wallace: botta a colpo sicuro respinta da un sontuoso Fabio Cudicini, ancora una volta in versione “portierone”. Una serata per lui indimenticabile.

Fabio Cudicini

L’estremo difensore rossonero fu il maggior artefice del trionfo milanista a Glasgow. Per il portiere trentaquattrenne fu una prestazione da incorniciare grazie ad interventi prodigiosi che con il passare dei minuti frustrarono il morale degli avversari, frenati dalle lunghissime braccia dell’estremo difensore milanista, sempre tese ad agguantare il pallone.

Nel finale, Wallace non fece in tempo ad accorgersi di avere sul piede la palla del pareggio, ritrovandosi Cudicini proteso in tuffo per chiudergli lo specchio della porta. Una prodezza che ribadì l’ottimo stato di forma del portiere, protagonista di una stagione ad altissimo rendimento. I miracoli di Cudicini, comprese due paratone su altrettante conclusioni di Hughes, diedero ragione a quanti lo definirono lo Jascin italiano, meritevole della convocazione nella nazionale di Valcareggi. “Calma pari al coraggio”, scrisse Antonio Ghirelli. A Roma, dove Cudicini era stato sbolognato senza complimenti, in tanti si morsero le mani. 

Milan la vittoria intelligente del Paron

A centrocampo si segnalò il solito Lodetti, maratoneta inesauribile e disciplinato nei compiti di copertura. Rocco affidò a Nevio Scala il compito di inseguire e limitare Murdoch. A Glasgow fu una partita di grande sofferenza anche per Gianni Rivera, utilizzato come centroattacco arretrato, una via di mezzo tra il suo ruolo abituale e quello di Sormani. Alle prese con i mastini Brogan e Auld, il capitano rossonero garantì eleganti lampi di classe, lottando senza risparmiarsi. Agli ottantamila del Celtic Park, Rivera dispensò una raffinata e incomparabile arte del gioco. “L’artista che segue il filo di un suo libero e poetico ragionamento, – chiosò Ghirelli – senza turbarsi del frastuono da cui è circondato”. 

La pagina del Corriere dello Spor dedicata alla vittoria del Milan in Scozia

Quella in terra scozzese fu una battaglia epica dove prevalse un Milan intelligente. Il Paron la spuntò su Stein, bocciato soprattutto per aver impiegato McNeill nel ruolo di libero. Il Corriere dello Sport del giorno dopo uscì in prima pagina con un titolo impeccabile: Un Milan leonino. Una serata da tramandare ai posteri per i rossoneri che in un momento delicato, reso arduo da alcune assenze, erano riusciti a compattarsi al meglio espugnando il difficile terreno di gioco scozzese. Un’impresa che precedette l’epocale resistenza di Manchester in semifinale.

Sergio Taccone