Nordahl ed il manovale juventino impazzito

Accadde dopo la vittoria del Milan contro la Juventus, 7-1 a Torino, il 5 febbraio 1950. Un manovale dal precario equilibrio mentale, a causa della disfatta sul campo della Juventus, uscì di senno al punto che si rese necessario il suo ricovero al manicomio.

Era il 5 febbraio 1950. A Torino, per la quarta giornata di ritorno del campionato, si fronteggiavano la capolista Juventus contro il Milan, seconda in classifica. Tre punti separavano le due squadre. Con sette reti in poco meno di settanta minuti, il Milan stravinse lo scontro diretto, riaprendo la lotta per il titolo. Non rimase spazio nel taccuino dell’arbitro Galeati per annotare i marcatori. L’allenatore juventino, Jesse Carver, rimase attonito, come i suoi giocatori, con i milanisti ad inferire sul campo della prima della classe.

A Torino ci fu anche un manovale, grande tifoso bianconero, che impazzì di rabbia. Due giorni dopo il crollo epocale della squadra di casa, La Stampa di Torino riportò una notizia con il seguente titolo: “Per la sconfitta della Juventus un manovale è impazzito”. Il pezzo trovò spazio nella pagina di cronaca cittadina con un taglio centrale. Dopo una notte d’incubo, l’uomo era stato condotto in manicomio. Il manovale, di origini bolognesi, di nome Carlo, 44 anni, da tempo risiedeva a Torino, in una locanda popolare.

Nordahl incontenibile contro la Juventus

Fortissima fu la sua costernazione nell’assistere alla disfatta della sua squadra del cuore, demolita dai poderosi colpi dell’attacco rossonero. Già da tempo, l’operaio aveva dato segni di alterazione mentale ma senza eccessi tali da richiederne il ricovero. Camminava per strada parlando ad alta voce, a volte faceva gesti strani, gettando dalla finestra carta o stracci sui passanti o salutando con deferenza persone sconosciute.

Gli amici lo avevano accompagnato, in alcune occasioni, in ospedale. Dopo qualche giorno di osservazione, il manovale era tornato a lavorare in uno stabilimento cittadino, “riprendendo le sue mansioni, sbrigate in modo lodevole, sotto ogni punto di vista”, come riportato dal quotidiano della città piemontese. Da sei mesi sembrava ormai tutto a posto. I sette gol del Milan alla sua amata squadra devastarono quel fragile equilibrio.

La Gazzetta dello Sport del 6 Febbraio 1950

Ad ogni rete dei rossoneri, il manovale impallidiva sempre più, accusando tremiti incessanti che gli scuotevano le membra mentre il sudore gli rigava il viso. Al quinto gol del diavolo, l’uomo cominciò a pronunciare frasi sconnesse. Alla settima marcatura si allontanò a capo chino, senza dir nulla.

Giunto nella locanda, non toccò cibo né rispose agli sfottò subiti dopo la débâcle della sua Juventus. Si rintanò nella camera dove dormiva con altri cinque compagni, coricandosi vestito. Alle due di notte, all’improvviso, si alzò in piedi gridando: “Forza Juve, non dobbiamo perdere lo scudetto”. Gli amici provarono a calmarlo. Carlo proseguiva nel suo delirio, sciorinando ad alta voce e velocemente i nomi dei calciatori juventini.

Pronunciando quello di Nordahl, le vene del collo del manovale si inturgidivano, la collera lo scuoteva tutto, quasi come fosse indemoniato. “Nordahl bisogna ucciderlo, andrò a Milano e lo impiccherò, lo brucerò vivo”, ripeteva senza poter essere calmato. Verso le sei del mattino, ormai esausto, tacque. I compagni gli consigliarono di rimanere a letto e riposarsi. Quattro ore dopo sopraggiunse una nuova crisi, ancora più violenta della precedente. Carlo tornò a ripetere, gridando a squarciagola, la litania di maledizioni verso i giocatori rossoneri.

Fu necessario l’intervento della Croce Rossa. Il manovale venne condotto in Questura. Un medico gli riscontrò una completa alterazione delle facoltà mentali, disponendo l’immediato ricovero al manicomio di Collegno. Nella macchina che lo portava verso l’ospedale psichiatrico, il muratore non la smetteva di parlare della partita, ripetendo e maledicendo i nomi dei giocatori del Milan, soprattutto gli autori delle sette reti alla Juventus.

Tratto da “La Domenica del Corriere”

“Impazzito per tifo sportivo. Costernato dalla sconfitta della Juventus, sua squadra favorita, da parte del Milan, un operaio 44enne, dimorante in una locanda popolare di Torino, ossessionato dall’incubo della partita ha dato improvvisamente in smanie nel colmo della notte, urlando di voler uccidere Nordahl, il centro attacco rossonero. I compagni lo hanno dovuto trattenere a forza, finchè il demente è stato condotto al manicomio”.

“La Domenica del Corriere” – 19 febbraio 1950

Questo ed altri aneddoti sono contenuti nel libro IL MILAN DEL GRENOLI

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