Pierino Prati, la ‘peste’ che annichilì l’Ajax di Cruijff

di Sergio Taccone

Il 13 dicembre 1946 nasceva il protagonista della finale di Coppa dei Campioni del maggio ’69. Un calciatore che al Milan ha lasciato ricordi indelebili.

Pierino Prati nacque il 13 dicembre del 1946 a Cinisello Balsamo. Nell’ultimo scorcio degli anni 60, Gianni Rivera suggeriva e Pierino la peste insaccava, di testa e di piede. Ne segnerà altri 69, di reti, con la maglia rossonera con cui ha conquistato uno scudetto, due Coppe Italia e altrettante Coppe delle Coppe, una Coppa Campioni e una Intercontinentale, non dimenticando il titolo di capocannoniere di A nell’annata 1967/68.

pierino prati
PIERINO PRATI

Da bambino diede i primi calci ad un pallone nelle partitelle con i suoi coetanei a Sant’Eusebio. Si giocava nelle campagne e al posto dei pali c’erano dei sassi a delimitare le porte. I fienili, invece, erano i posti dove provare le acrobazie: rovesciate e colpi di testa in tuffo. Un praticantato precoce che gli sarebbe tornato utile da grande, ad esempio in una partita tra Italia e Bulgaria, ritorno dei quarti di finale dell’Europeo ’68.

In quella occasione, Prati insaccò colpendo di testa a non più di dieci centimetri da terra, con un tuffo in orizzontale. In una splendida intervista di Nicola Calzaretta, pubblicata dal Guerin Sportivo, l’attaccante del Milan di Rocco eleggerà quello come gol più bello della sua carriera.

Pierino Prati il grande salto al Milan

Gino Maldera e Nello Santin convinsero Prati a fare il provino con i rossoneri. Una partitella prima di un Milan-Juve dove il giovane Pierino segnò una caterva di reti. Liedholm diede l’ok. Lo svedese, vero maestro anche per Prati, lo fece migliorare nella tecnica, allenandogli anche il piede sinistro e rendendolo più incisivo in elevazione, stacco e terzo tempo. Quando la sua famiglia diede l’assenso al suo trasferimento a Milanello, dopo la sua promozione nella squadra Primavera, al termine degli allenamenti si fermava per osservare da vicino le giocate di Altafini, il suo idolo, e di Rivera.

GIANNI RIVERA E PIERINO PRATI

Giocando con il Golden Boy comprese cosa significava farsi trovare sempre pronto, avendo a che fare con un campione capace di vedere il gioco sempre prima degli altri. Prati diventerà il braccio della mente riveriana. La sua prima gioia rossonera arriva il 16 maggio 1965: la conquista dello scudetto Primavera, con la squadra guidata da Luciano Tessari, superando la Lazio 3-0 nella finale giocata a Perugia. Prati realizzò una doppietta (a segno anche Corbellini).

Dopo due parentesi in provincia, tra Salerno e Savona, nell’estate ’67 si aprirono per Pierino Prati le porte della prima squadra del Milan.

Pierino Prati e Nereo Rocco

Con Rocco il primo faccia a faccia arrivò durante un’amichevole precampionato, a San Siro, contro lo Standard Liegi, decisa da un gol di Hamrin.

PIERINO PRATI E NEREO ROCCO

Il non ancora ventunenne Pierino entrò nell’ultima mezz’ora al posto di Lodetti. Nel prepartita, Rocco, vedendolo con capelli lunghi e anelli alle mani, regalò una battuta delle sue: «Io volevo incontrare il calciatore e non il cantante». Una risata rese memorabile quel momento. Prati ha definito il Paron « l’inventore dello spogliatoio, un allenatore dalle grandi capacità psicologiche». Un vero maestro nel tenere il gruppo sempre unito.

Quel Milan del biennio 1967-’69 vinse praticamente tutto giocando in avanti con Rivera e tre punte: Hamrim, Sormani e Prati. Alla faccia del difensivismo del Paron citato a sproposito da presunti addetti ai lavori. Alla sua prima stagione da titolare, Prati firma 15 reti in 23 presenze, laureandosi capocannoniere del campionato. Per ogni gol dovette offrire alla squadra tre bottiglie di champagne per onorare una scommessa con Rocco.

La Coppa Campioni e l’Intercontinentale

Seguì l’annata della seconda Coppa Campioni. Una cavalcata impreziosita dalle imprese contro gli scozzesi del Celtic (suo il gol della vittoria a Glasgow) e gli inglesi del Manchester United. Su quelle vittorie decisive nitido si staglia il marchio di Fabio Cudicini, il ragno nero, autore di prodezze sontuose che sospinsero i rossoneri verso la finale.

UNO DEI TRE GOL DI PIERINO ALL’AJAX

In quella partita Prati sfiora il record di gol di Puskas risalente a nove anni prima (4): due reti di testa (capitalizzando gli assist di Sormani e Rivera) e uno con una sventola di destro da fuori area ad annichilire il portiere Bals. Allo stadio Bernabeu, la sua tripletta annichilì l’Ajax del giovane Cruijff regalando ai rossoneri la Coppa Campioni.

Nella finale di ritorno della Coppa Intercontinentale, nella mattanza argentina alla Bombonera di Buenos Aires, Prati rimase in campo poco più di mezz’ora prima di essere messo ko da Suarez con una testata che provocò all’attaccante milanista una commozione cerebrale. Violenza e vigliaccheria portate alle estreme conseguenze. Era il 22 ottobre ’69.

Il grande rimpianto di Pierino

Dopo tre scudetti sfumati nei primi anni 70, soprattutto quello del 1973 buttato via nella “fatal Verona”, si concluse l’esperienza di Prati in maglia rossonera. Il Milan lo cedette alla Roma. «Il più grande rammarico? Non aver conquistato il decimo scudetto. – ricorderà Prati – Prima della trasferta in terra scaligera, a cui non presi parte per infortunio, la società ci aveva regalato dei portachiavi d’oro a forma di stella». Ieri come oggi e come domani: mai vendere la pelle dell’orso prima di averlo scuoiato.