Quel ‘No’ di Dan Peterson al Milan

Nel Marzo del 1987, coach Dan Peterson è stato ad un passo da allenare il nuovo Milan di Berlusconi. In quel periodo l’americano aveva però già un impegno sportivo con l’Olimpia Milano, squadra di basket con la quale proprio quell’anno Peterson mise a segno il Grande Slam: scudetto, coppa Campioni e coppa Italia. Il suo passaggio dalla pallacanestro alla panchina dei rossoneri così sfumò.

di Sergio Taccone

“Era il 16 marzo ’87, allenavo l’Olimpia dal 1978 e da qualche tempo ero diventato telecronista di Canale 5 per la Nba”. Comincia così il racconto (fonte: Sportweek 09/2021) in cui Dan Peterson ricorda il suo no alla proposta che gli arrivò dal Milan. Era un lunedì e Peterson era pronto a condurre l’Oscar dello Sport al Teatro Manzoni. Una serata che vedeva la presenza di Pelè e Maradona per il calcio e di Edwin Moses per l’atletica leggera. Un incontro tra titani. “Durante una pausa di quella serata, Adriano Galliani mi chiese se fossi disponibile ad allenare il Milan e che la proposta arrivava direttamente da Silvio Berlusconi, alla ricerca del tecnico del dopo Liedholm”. Peterson prese tempo. “Non posso darvi una risposta adesso, sarebbe come distruggere la mia amata squadra, la Tracer. Vi chiedo di attendere la fine dei play off di basket”. 

Aprile 1987, la Tracer Milan festeggia negli spogliatoi la vittoria dello scudetto. A sinistra Dino Meneghin al centro coach Peterson

La società rossonera di tempo ne aveva poco e così partì il sondaggio per Arrigo Sacchi, coach-genio-innovatore. Con la Tracer le cose andarono benissimo in quella stagione: scudetto, Coppa Campioni e Coppa Italia. Grande Slam! “Se fossi stato allenatore del Milan mi sarei fatto affiancare da Massimo Giacomini – ricorda Dan Peterson – che su quella panchina c’era già stato. Un tecnico che dimostrava capacità intellettuali, grande intelligenza, intelligenza applicata allo sport. Aveva il giusto equilibrio nelle cose e a Massimo avrei affidato il coordinamento di tutto: programma e allenamenti mentre io avrei scelto le persone giuste per creare un gruppo vincente, gente disposta a sputare sangue, con un programma atletico che avrei affidato a Claudio Trachelio, il mio preparatore all’Olimpia. E avrei chiesto un coordinatore per la difesa e l’attacco. Come in Nfl. Forse per questo Berlusconi mi aveva cercato: per mettere in pratica un nuovo approccio tecnico”. 

MASSIMO GIACOMINI

Le idee di Peterson erano chiare. “Avrei ascoltato tutti, dai senatori come Baresi e Tassotti fino ai giovani come Paolo Maldini, come avevo fatto all’Olimpia con D’Antoni, Meneghin e Pittis. Se mi avesse ingaggiato il Milan non sarei stato il pupazzo di qualcuno e con Giacomini al fianco sarei stato tranquillo”. E a chi gli chiedeva come avrebbe affrontato uno come Maradona, Peterson rispondeva: “Come Dalipagic nel basket: non avrei puntato a fermarlo ma solo a limitarlo. Coi big mai bisogni porsi obiettivi impossibili”.

L’ex coach dell’Olimpia Milano ha paragonato Berlusconi a George Steinbrenner, proprietario dei New York Yankees di Mlb dal 1973 al 2010: un genio, capace di dirigere come Riccardo Muti una grande orchestra. “Se fossi andato al Milan avrei avuto il grande appoggio di Berlusconi. Se lo mettevi davanti ad una questione complessa, in quel mosaico di mille pezzi lui capiva le 999 mosse da scartare e si concentrava sul problema per risolverlo”. E su Arrigo Sacchi, Peterson ha aggiunto: “Fecero benissimo a prenderlo. E’ stato il più grande di tutti i tempi”.

Sergio Taccone