Rivera, quel j’accuse contro i poteri forti del calcio

Gianni Rivera, capitano rossonero, lanciò un preciso atto d’accusa dopo i fatti di Cagliari-Milan del marzo 1972 che condizionarono la volata scudetto.

“Ci stanno rubando il campionato, facendoci perdere con un rigore inesistente”. Le parole di Gianni Rivera, capitano e bandiera del Milan, innescarono un vero e proprio terremoto nel calcio italiano.

La partita in questione era Cagliari-Milan, giocata al Sant’Elia il 12 marzo ’72, sfida di vertice della serie A. Prima del confronto in terra sarda, la classifica vedeva la Juventus in testa con 29 punti, Torino e Milan 27, Cagliari e Fiorentina 26.

Alla fine della stagione mancavano 10 partite. In avvio, rossoblù andarono in vantaggio con Gori a cui rispose Bigon (47’). A tre minuti dalla fine accadde il fattaccio che scatenò l’uragano. L’arbitro Michelotti decretò un rigore ai padroni di casa, trasformato da Gigi Riva: Cagliari-Milan 2 a 1.

Una foto di Rivera in campo nella partita di Cagliari

Amarezza e rammarico per un episodio dubbio

“Anquilletti mi ha detto, con tutta sincerità, di non avere neppure sfiorato il pallone e Rosato che era lì vicino, alle sue spalle, conferma”. Le parole del presidente milanista Sordillo aprirono la reazione rossonera. Dagli spogliatoi uscì Nereo Rocco, visibilmente amareggiato. “Il rigore non c’era, – tuonò il Paron – per questa partita perderemo il campionato”. Una previsione che trovò conferma a fine stagione.

Gianni Rivera fu ancora più dirompente. “Per il Milan avere certi arbitri è diventata ormai una tradizione. E ci tocca leggere sui giornali che siamo malati di vittimismo. Questa roba alla Juventus non succede, noi poi andiamo in Tv e sentiamo l’arbitro che ci dice che ha sbagliato, di scusarsi con noi perché non ci ha concesso un rigore. E noi ci giochiamo il campionato”.

Il Golden Boy si riferiva all’episodio di Juve-Milan del mese precedente e di un rigore sacrosanto negato da Concetto Lo Bello (per fallo nettissimo ai danni di Bigon) con scuse serali dell’arbitro di Siracusa davanti alle telecamere della Domenica Sportiva.

I giornali riportarono le pesanti dichiarazioni di Rivera

Il pallone è rotondo ma rotola sempre dalla stessa parte

“La logica è che dovevamo perdere il campionato, finchè dura Campanati non c’è niente da fare. Scudetti non ne vinciamo. Avevo previsto che a Torino, contro la Juve, ci avrebbero fregati e così fu. In maniera elegante. Scrivetelo, non mi pento mai di quello che dico. Prima della partita al Comunale premiarono l’arbitro. Sono pronto ad andare sino alla Corte Costituzionale. Per vincere il titolo dovremmo avere almeno nove punti di vantaggio alla fine del girone d’andata”.

Poi Rivera tornò sulla partita contro il Cagliari. “L’arbitro ci rideva in faccia in mezzo al campo, così mi passa la voglia di giocare a calcio. Ha inventato ottanta punizioni dal limite. Gli stessi giocatori cagliaritani dicevano che era una vergogna tirare un rigore così. E’ il terzo campionato che ci fregano così. Il pallone è rotondo ma rotola sempre dalla stessa parte”.

Per Rivera fu squalifica

Rivera si beccò una maxi-squalifica. Lo scudetto 1971/72 lo vinse la Juve con un punto di vantaggio su Milan e Torino. E un anno dopo ci sarebbe stato un altro caso diventato “storico”: il gol annullato a Chiarugi in Lazio-Milan (per fuorigioco inesistente), con un altro scudetto sfumato sul filo di lana che avrebbe privato il diavolo del titolo della stella.