Roberto Donadoni, l’asso di mercato dell’estate ’86

Silvio Berlusconi, appena acquisito il Milan, riuscì con un’abile manovra di mercato a soffiare Roberto Donadoni alla Juventus. Boniperti era già certo di aver messo a segno il colpo ma la società rossonera fece fallire i progetti bianconeri.

Il colpo più importante messo a segno dal nuovo presidente Silvio Berlusconi e dai suoi collaboratori nella prima campagna acquisti post acquisizione del Milan? Roberto Donadoni, giovane ala destra dell’Atalanta, strappato alla Juventus. Il presidente bianconero Boniperti, già certo dell’ingaggio, se lo vide sfilare sotto al naso dalla società rossonera. L’acquisto si concretizzò nell’aprile 1986: un chiaro investimento per il futuro. Donadoni era uno dei giovani più corteggiati.

Donadoni con Adriano Galliani al suo arrivo al Milan

Dai primi calci nel Cisano, la squadra del suo paese, al club rossonero dopo aver sognato, da bambino, il Milan, Gianni Rivera e San Siro vestito a festa per il derby della Madonnina. L’ultima stagione all’Atalanta lo aveva visto tra i migliori della squadra orobica: sempre presente e senza mai prendere un’insufficienza. Nelle due sfide contro il Diavolo, oltretutto, era riuscito a mettersi in grande evidenza.

Per alcuni addetti ai lavori avrebbe meritato la convocazione mondiale per il Messico ma il Ct Bearzot non ebbe il coraggio di pensionare un suo leggendario “Cavaliere di Spagna”. Il cuore dei milanisti palpitò subito per il giovane neoacquisto di cui si prevedeva un futuro da campione.

Donadoni contro la Fiorentina (88/89)

Nils Liedholm – confermato in panchina – impostava la squadra con Giovanni Galli tra i pali, quattro difensori in linea (Tassotti-Baresi-Filippo Galli-Maldini), Di Bartolomei davanti alla retroguardia, Wilkins centrocampista centrale, Massaro e Donadoni sulle ali, con Hateley e Virdis di punta. Beppe Galderisi era la prima alternativa in avanti. Il gioco offensivo non poteva prescindere da tre elementi: le invenzioni di Donadoni, le rifiniture di Di Bartolomei e la regia più pimpante e meno scontata del solito a cura di Wilkins.

La presentazione ufficiale della squadra avvenne in pompa magna. I giocatori scesero da tre elicotteri all’Arena di Milano, accompagnati dalla musica della “Cavalcata delle Valchirie” di Wagner, scelta alcuni anni prima da Francis Ford Coppola come colonna sonora di “Apocalypse Now”. Entusiasmo alle stelle, si parlava dei rossoneri come i favoriti per il titolo. Venne esposta dai Commandos Tigre un’immensa bandiera con la scritta “Grazie Silvio”.

1992/93, la festa scudetto

Cesare Cadeo indossò i panni dell’ottimo presentatore dell’evento in cui sfilarono politici, colonnelli in servizio, comici e belle ragazze. Quando toccò a Donadoni, il rumore degli applausi diventò fortissimo. Cominciava l’epopea del ragazzo di Cisano al Milan. Dall’esordio contro la Sambenedettese in Coppa Italia (24/8/1986, Milan-Sambenedettese 1-0) al commiato (11/4/1999) nella vittoriosa partita interna contro il Parma: 12 stagioni in maglia rossonera e un palmares ricco di titoli italiani e internazionali.

Roberto Donadoni è parte indelebile della storia rossonera.