Avvocato, tifoso milanista da sempre, con Milan-Bologna ha tagliato il traguardo della millesima partita della squadra rossonera vista allo stadio
di Sergio Taccone
Mille partite del Milan dal vivo. Un migliaio di volte allo stadio accanto alla sua squadra del cuore e dell’anima. E’ l’eccezionale traguardo raggiunto da Fabrizio Perotta, presente ieri a San Siro per Milan-Bologna 2-2, terza di ritorno del campionato 2023/24. Avvocato di professione, originario di Busto Arsizio, città dove è nato all’inizio degli anni 70, Perotta è cresciuto calcisticamente in un decennio in chiaroscuro per i colori rossoneri, conclusosi con la luce imperitura della stella del decimo titolo italiano.
La sua lunghissima serie accanto al Milan è cominciata a fine maggio del 1981: Milan-Lazio 1-1, con quel “piccolo diavolo” ormai avviato verso il ritorno matematico in serie A. In panchina c’era Massimo Giacomini, con Piotti e Tassotti nuovi acquisti, Maldera a sinistra, De Vecchi in mediana, Collovati stopper e Baresi libero, Buriani settepolmoni all’ala destra, Novellino interno di centrocampo con compiti offensivi in coppia con Battistini, Ciccio Romano all’ala sinistra e Antonelli di punta.
«Novellino segnò un gran bel gol, un tiro all’incrocio che folgorò il portiere laziale Marigo. – ricorda Fabrizio – Nella ripresa pareggiò l’ex Bigon, uno dei protagonisti del decimo titolo conquistato due anni prima». Dalla stella alla seconda retrocessione: un lasso di tempo di appena tre anni. «Ero troppo piccolo – aggiunge l’avvocato tifoso milanista – per godere della stella ma sufficientemente grande per piangere a dirotto la domenica di Cesena, nel maggio ‘82». Due anni dopo s’innamorò di Mark Hateley, l’inglese soprannominato “Attila”, che nell’ottobre 1984 sovrastò l’ex Collovati insaccando il gol che colorò nuovamente di rossonero la stracittadina di San Siro. «Poche stagioni dopo – ci dice Perotta – arrivò il Milan olandese di Silvio Berlusconi. Uno squadrone, entrato nella storia e nella leggenda, che mi ha portato a viaggiare e a godere delle vittorie della mia squadra del cuore in tutto il mondo. Ho visto le otto finali di Coppa dei Campioni disputate dai rossoneri dal 1989 in avanti. Emozioni che porterò sempre con me».
Cosa significa essere milanista? «E’ un amore nato in maniera imperscrutabile, – risponde Fabrizio – non tramandatomi da mio padre che era un semplice simpatizzante ma che sin dall’origine è stato grande e perpetuo. Ho iniziato a seguire il Milan quando era in B per poi vederlo arrivare sulla vetta del calcio mondiale. Ho cominciato a tifare il Diavolo rossonero quando sarebbe stato molto più facile iniziare a tifare per una squadra vincente. Sono stato accanto al Milan a Madrid e a Barcellona, a Vienna e Atene. Ero dietro la porta dove Pippo Inzaghi segnò il primo gol contro il Liverpool il 23 maggio 2007. Ed ero anche al ‘Teatro dei Sogni’ di Manchester nel 2003 quando battemmo la Juve ai rigori».
Un rapporto strepitoso, quello tra Perotta e il Milan, che non ha mai conosciuto cali di intensità, persino nelle stagioni anonime e senza gioie. «Un amore immenso – conclude l’avvocato di Busto Arsizio – che ho trasmesso con immensa gioia a mia figlia Benedetta». Maggio ‘81-Gennaio 2024: un cammino di memorie di cuoio rossonere lungo 43 anni.
Congratulazioni, Fabrizio, augurandoti altre mille e più partite del Milan da seguire dal vivo!
Giornalista e milanista Doc, tra i maggiori conoscitori della storia rossonera, è autore di 17 libri sul Milan. Con Storie Rossonere ha pubblicato tra gli altri: Joe Jordan – Lo Squalo del Milan; Le stagioni del Piccolo diavolo; Milan 3000 e il Grenoli. Ha ricevuto il premio Maria Grazia Cutuli nel 2009 e il premio Coni Letteratura Sportiva nel 2011. Più volte nella Top Ten Amazon nella categoria libri di sport.