I ricordi rossoneri di Paolo Taveggia: «Al Milan ho vissuto anni stupendi» 

Compie oggi 70 anni l’ex direttore organizzativo del Milan guidato da Silvio Berlusconi. INTERVISTA DI Sergio Taccone

«Sono stati anni indimenticabili quelli che ho trascorso al Milan». Esordisce così Paolo Taveggia, ex direttore organizzativo della società rossonera, che oggi compie 70 anni. All’arrivo in via Turati 3 di Silvio Berlusconi, dopo i patemi e il rischio fallimento all’epilogo della gestione Farina, Taveggia ebbe un incarico di primissimo piano in quella che passò alla storia come “l’alba di una nuova era” non soltanto per il Milan ma per il calcio italiano. Storie Rossonere ha intervistato l’ex dirigente milanista che ci ha aperto una parte del suo scrigno di ricordi.

«A dire il vero, il presidente Berlusconi mi conosceva già dai tempi della Copa de Oro, il Mundialito per nazionali giocato in Uruguay tra la fine del 1980 e l’inizio ’81. Avevamo fatto un ottimo lavoro a tal punto che il Cavaliere mi affidò l’organizzazione del Mundialito a San Siro, pochi mesi dopo». 

Taveggia in panchina con Sacchi allenatore. Al suo fianco Ramaccioni

La prima edizione ebbe un ospite illustre: Johan Cruyff.

«Si, l’operazione per portare il campione olandese la seguimmo con Berlusconi. C’era l’esigenza, visto che il Milan usciva da una stagione in serie B, di rinforzare i rossoneri con un grande nome. Contattammo Cor Coster, suocero e manager di Cruyff, il pioniere dei procuratori calcistici. Trovammo un accordo per avere l’olandese al Mundialito con la maglia rossonera. Una presenza che accresceva l’interesse per la prima edizione di un torneo che arrivava a fine stagione, portando a Milano squadre dal grande prestigio internazionale e che avevano vinto almeno una Coppa Intercontinentale”. 

Purtroppo quello di Cruyff fu un passaggio quasi impercettibile. 

«Cruyff usciva da un periodo molto difficile da un punto di vista fisico, era reduce da un infortunio. Non arrivò al meglio e poté giocare solo un tempo della partita inaugurale contro il Feyenoord. Fu liquidato, molto sbrigativamente, come un giocatore ormai sul viale del tramonto. Invece, dimostrò di essere ancora all’altezza, vincendo altri campionati in Olanda, con l’Ajax e il Feyenoord,  chiudendo in bellezza la sua stupenda carriera. Tuttavia, la presenza di Cruyff nella prima edizione del Mundialito Clubs determinò un significativo ritorno di immagine e prestigio per la nostra manifestazione, ripresa in diretta e in differita da Canale 5». 

C’è la sua mano organizzativa anche nel Mundialito indoor del dicembre 1982?

«A ridosso del Natale di quarant’anni fa si svolse a Milano il Mundialito indoor di calcio a 6. Un quadrangolare dedicato ad Angelo Moratti, disputato al Palalido. Anche in quel caso vi fu il supporto televisivo di Canale 5 e la presenza di tanta gente sugli spalti». 

La finale di quel torneo di calcetto, tra Milan e Ajax, vide in campo anche un giovane attaccante olandese originario di Utrecht?

«Esatto, un diciottenne Marco Van Basten, destinato a scrivere pagine bellissime di storia del Milan e del calcio tra il 1987 e il ‘93. Se non sbaglio, si trattò della prima trasferta di Marco con la prima squadra dell’Ajax. In campo c’era anche Cruyff che segnò il primo gol della finale, vinta dai lancieri 6-5. Il Milan, che in quell’annata militava nel campionato di serie B, lottò fino alla fine, dando filo da torcere alla squadra di Amsterdam».  

Che cosa ha rappresentato il Milan di Sacchi nella storia del calcio mondiale?

«Quella squadra ha segnato un’era calcistica ed è rimasta nella storia del football per i successi ottenuti e il bel gioco dispensato. Il presidente Berlusconi lo aveva predetto nel 1986: l’obiettivo, vincere convincendo, era stato raggiunto. Dalla stagione ‘87/88 in poi c’è stato un crescendo strepitoso: scudetto, Coppe dei Campioni, Intercontinentali, Supercoppe varie e Palloni d’oro».

Qual è stato, secondo lei, il momento di maggior bellezza espresso da quel Milan?

«Il 5-0 al Real Madrid, una partita indimenticabile di un Milan stratosferico. Quella squadra è stata un inno alla grande bellezza presente nel calcio, capace di vincere con il bel gioco, attaccando, dominando l’avversario e con tanti campioni e fuoriclasse. E’ stato un immenso onore far parte di quel Milan che porterò sempre nei miei ricordi più belli».  

Taveggia con Marco Van Basten alla fine del primo tempo di Real-Milan 1-1 (semifinale di andata Coppa Campioni 1988/89)

LA SCHEDA

Paolo Taveggia, nato il 2 ottobre 1952, è cresciuto in Fininvest tra contratti, antenne e campi di calcio. Forza Milan lo definì “il Ministro degli Esteri rossonero”, depositario dei rapporti con l’Uefa, la Fifa e i club stranieri. Si è occupato di contratti con le televisioni, del rifacimento del manto erboso di San Siro, dei contatti con gli ultras e le forze dell’ordine per le partite interne. A Taveggia si deve l’esodo epocale a Barcellona, nel maggio ’89. Con una decina di voli aerei e centinaia tra telex, telefonate e riunioni, strappò i biglietti dalle mani del mercato nero e della Steaua Bucarest. 

Un autentico capolavoro. Avulso a qualsiasi forma di protagonismo, entrò al Milan nel 1986. Due anni dopo, nell’estate ’88, insieme a Giovanni Branchini, organizzò il quadrangolare di Londra grazie al quale il Milan, con Tottenham, Arsenal e Bayern, tornò a giocare a Wembley a distanza di 25 anni dalla finale di Coppa dei Campioni contro il Benfica. Luca Serafini, in un Forza Milan d’annata, sottolineò lo strettissimo raccordo di Taveggia con il presidente Berlusconi, l’Ad Galliani, Sacchi, Braida e Ramaccioni. 

Nel ’90, Luca di Montezemolo lo volle al suo fianco per l’edizione italiana del Campionato del Mondo, come responsabile dell’organizzazione delle partite di San Siro e punto di riferimento per l’area nord dei Mondiali (Genova, Torino, Bologna, Udine, Verona e Firenze). E’ passato alla storia televisiva per aver organizzato la prima diretta via satellite di una tv commerciale italiana, in occasione del Mundialito/Copa de Oro disputato in Uruguay (dicembre ’80-gennaio ’81).