Milan, 40 anni fa la Mitropa Cup

Il 12 maggio 1982, quattro giorni prima di sprofondare in B, i rossoneri conquistarono il trofeo dell’Europa centrale. (di Sergio Taccone)

Chiedi che cosa era la Mitropa Cup. Non pochi tifosi, soprattutto i millenials, ti risponderanno facendo spallucce, altri paleseranno un certo fastidio, seguito dalla frase: «Ma perché parlare dell’annata più sfigata in 123 anni di storia rossonera?». Allora è questa l’occasione – il quarantennale della conquista della Mitropa Cup, vinta dal Milan il 12 maggio ’82 – più che mai opportuna per ricordare il paradigma del milanista perfetto spiegato da Gianfranco Giordano, tifoso rossonero e casciavit al 100%.

«Ci sono tifosi del Milan – scrive Giordano, collaboratore di questo portale e autore di un libro molto apprezzato sulle maglie del diavolo – che all’epoca non erano ancora nati oppure erano troppo piccoli per ricordarsi di quella stagione e ci sono tifosi che, pur essendo all’epoca in età tale da ricordarsi, fanno finta di essersi dimenticati di quella stagione. Per fortuna ci sono tifosi veri che si ricordano anche degli anni bui e ne vanno fieri». 

Mitropa Cup, 40 anni fa l’avventura rossonera nella Coppa dell’Europa Centrale

Quattro decenni fa, i rossoneri tornarono in campo europeo seppur dall’ingresso meno nobile: avendo vinto il campionato di B ‘80/81, il Milan venne ammesso alla Mitropa Cup, il trofeo della Mitteleuropa, la Coppa dell’Europa Centrale, un tempo competizione di altissimo prestigio (anni 30) ma ormai ridotta a quadrangolare tra le vincitrici dei campionati di B in Cecoslovacchia, Jugoslavia, Ungheria e Italia.

I rossoneri affrontarono questa avventura internazionale tra gli stenti e le miserie calcistiche di un campionato che li vide nelle retrovie, fino al triste epilogo con annessa brutta faccenda sotto forma di sceneggiata napoletana tendente chiaramente alla farsa.

I palcoscenici europei di quel Piccolo Diavolo, con il primo sponsor sulle maglie (Pooh Jeans), furono lo stadio Mestsky di Vitkovice, sobborgo di Ostrava, al confine tra le regioni ceche della Moravia e della Slesia. Un tempo fucina dell’impero austro-ungarico, ai tempi della Cecoslovacchia comunista si guadagnò l’appellativo di cuore d’acciaio della Repubblica.

In quell’impianto con una capienza di poco inferiore ai 13 mila posti il 20 ottobre ‘81 esordì il Milan in Mitropa Cup contro il Vitkovice, squadra meno blasonata del Banik.

Jordan realizza il 3-0 su rigore contro il Vitkovice a San Siro

In zona Cesarini, il diavolo venne battuto dopo essere passato in vantaggio con Antonelli. Gigi Radice schierò Piotti tra i pali, Tassotti e Maldera terzini, Collovati stopper e Battistini nell’inedita veste di libero, considerata l’assenza dell’infortunato Baresi, alle prese con problemi fisici e di salute che lo avrebbero tenuto a lungo fuori campo in quella stagione oltremodo travagliata.

In mediana stazionava Icardi, sulla fascia destra Pannocchia Buriani, con Novellino e Francesco Romano alle spalle delle punte, Antonelli e Beppe Incocciati. A poco servì l’innesto nella ripresa dello scozzese Joe Jordan, primo calciatore straniero approdato al Milan dopo la riapertura delle frontiere del 1980. 

In trasferta contro l’Osijek dopo la vittoria in casa con l’Haladas

Novellino esulta dopo il gol in Osijek-Milan

La seconda trasferta di quella Mitropa Cup vide i rossoneri affrontare gli jugoslavi dell’Osijek, club fondato nel 1945. Il nome originario del club calcistico era Proleter. La città di Osijek ospitò un insediamento militare romano sotto la dinastia Giulio-Claudia, nella prima metà del I secolo.

Qui venne dislocata l’unità ausiliaria romana, costituita da soldati reclutati fra le popolazioni sottomesse e non ancora in possesso della cittadinanza romana. Un centro militare di rilievo durante la dinastia Giulio-Claudia, colonia romana sotto l’imperatore Adriano, dopo la conquista della Dacia.

Dopo aver sconfitto in casa gli ungheresi dell’Haladas, il Milan (ultimo in campionato) non andò oltre il pareggio (1-1) allo stadio Gradski di Osijek, impianto capace di contenere poco più di ventimila spettatori. Novellino sbloccò le marcature, Sormaz pareggiò allo scadere. Era il 25 novembre ’81. 

Antonelli a segno contro gli jugoslavi dell’Osijek nella partita in casa a San Siro

In Ungheria nella città natale di San Martino

La terza e ultima trasferta internazionale della Mitropa Cup ‘81/82 ebbe come scenario Szombathely, la più antica città d’Ungheria, nella regione del Transdanubio Occidentale, capoluogo della provincia di Vas, conosciuta anche con il nome latino di Savaria.

A ridosso del confine austriaco, tra i Monti Koszeg e il fiume Raba, questa città ungherese ha avuto, in passato, un ruolo prevalente come centro di accoglienza e propagazione del Cristianesimo. Qui, nell’anno 316, nacque San Martino, santo venerato dalla chiesa cattolica, ortodossa e copta. Attila, il re degli Unni, conquistò Savaria tra il 441 e il 445. Occupata nel 795 dai franchi, la città registrò la visita del re Carlo Magno in onore a San Martino.

In campo la partita la decise un gol di Battistini al 20’. Un gol che aprì un mese – Aprile 1982 – all’insegna della speranza. La salvezza tornò possibile dopo i successi contro Genoa e Avellino. Battuto l’Osijek a San Siro, il Milan conquistò la Mitropa Cup il 12 maggio ’82 dopo il 3-0 rifilato al Vitkovice, grazie alle reti di Baresi e Jordan (entrambi su rigore) e ad una sventola di rara bellezza del giovane Cambiaghi (bolide da venti metri). 

Il gol di Franco Baresi contro il Vitkovice nella partita decisa di San Siro

Vittoria di consolazione, amara retrocessione

«La Mitropa è una consolazione, – disse il presidente Giuseppe Farina – a noi interessa evitare la retrocessione in B». Diecimila gli eroici, encomiabili tifosi che seguirono l’ultimo atto della Mitropa Cup. Dalla Curva Sud si udì a fine partita il grido di speranza: «Resteremo, resteremo in serie A». Epilogo di un’esultanza piuttosto surreale, quasi da ossimoro calcistico.

«Per una sera – scrisse la Gazzetta dello Sport – il Milan ha ritrovato l’ardore e il coraggio di lottare per novanta minuti e ha dato ai diecimila fedelissimi tifosi rossoneri la soddisfazione di vincere un trofeo internazionale». Alberto Cerruti parlò di un Milan capace di riassaporare la gioia per la conquista di un trofeo internazionale, conquistato nove anni dopo la Coppa delle Coppe vinta a Salonicco contro il Leeds.

La Gazzetta dello Sport del 13 maggio 1982

Quattro giorni dopo, la tagliola della retrocessione si chiuse sui piedi del Milan. Parafrasando Giorgio Gaber … qualcuno era milanista perché anche in B non rinnegò i colori rossoneri

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