Aprile 1962, la prima presenza in maglia rossonera del Basleta. L’inizio di un cammino con il Diavolo che si sarebbe concluso otto anni dopo.
di Sergio Taccone
L’ottavo scudetto era già arrivato da una settimana dopo la vittoria contro il Torino. La partita dell’epilogo stagionale – il 15 aprile ‘62 – vide i neocampioni d’Italia del Milan di scena al Comunale di Ferrara. La Spal era guidata da Serafino Montanari, ex mediano subentrato in panchina a Luigi Ferrero alla quarta giornata, capace di condurre la squadra ferrarese alla salvezza e in finale di Coppa Italia, persa di misura contro il Napoli.
Nereo Rocco schierò sin dall’inizio il diciannovenne Giovanni Lodetti, giovane prodotto del vivaio milanista. Un interno di 170 centimetri per 66 kg, dall’elevata attitudine alla corsa, dotato di polmoni eccezionali, propenso alla fatica e in possesso di buoni fondamentali tecnici. Il Paron lo aveva visto all’opera nell’agosto dell’anno precedente in occasione dell’amichevole precampionato tra la prima squadra e la formazione rossonera “De Martino”, allenata da Nils Liedholm.

Contro la Spal, Rocco schierò Ghezzi, Pelagalli, Salvadore, Trapattoni, Maldini, Radice, Conti, Lodetti, Altafini, Pivatelli, Barison. Altafini sbloccò il risultato alla mezz’ora, depositando in rete dopo aver superato anche il portiere Patregnani. Quasi alla fine del primo tempo, Ghezzi neutralizzò un rigore di Cappa, negando il pareggio ai padroni di casa anche in altre due circostanze nella ripresa.

Il raddoppio, ancora di Altafini, arrivò con una staffilata da fuori area che andò a spegnersi sotto l’incrocio alla sinistra del guardiapali di casa, a meno di un quarto d’ora dal termine. Il terzo gol lo siglò Conti con un diagonale quasi allo scadere.
Nino Cristofori, giornalista del Corriere dello Sport, giudicò l’esordio di Lodetti senza infamia e senza lode. Più dettagliato il riferimento di Nino Oppio (Il Corriere Sportivo) che evidenziò la buona prestazione del ragazzo rossonero, schierato nella posizione solitamente occupata da Dino Sani ma palesando un’attitudine più arretrata rispetto al brasiliano. Rocco prese nota attentamente.

Il quotidiano La Stampa diede per certa la conferma di Lodetti per la stagione successiva che avrebbe sancito il ritorno in Coppa dei Campioni dei rossoneri. “Il giovanissimo Lodetti – scrisse il giornale torinese – sarà certamente riconfermato nei ranghi milanisti per il prossimo torneo”. Scrisse l’Unità: “Tra le cose degne di applausi anche alcune giocate di Lodetti, non ancora ventenne”.
Nel Milan 1962/63, la prima presenza da titolare di Lodetti fu nel derby d’andata, conclusosi in parità (1-1). Era 21 ottobre ‘62. Per il Basleta, soprannome derivante dal suo mento pronunciato, gli spazi nell’undici titolare sarebbero progressivamente aumentati. Due anni dopo, Giovannino Lodetti entrò nella storia del derby della Madonnina, siglando il raddoppio nella sfida del 15 novembre ‘64, vinta dai rossoneri 3-0. “Non diranno più che sono buono solo a correre”, dichiarò negli spogliatoi dopo un pomeriggio magico che lo fece entrare definitivamente nel cuore dei tifosi del Milan.

Nereo Rocco definì Lodetti e Trapattoni “le cocorite”, scudieri inseparabili al servizio di Gianni Rivera. Pur maltrattato dal Milan nel periodo in cui venne ceduto alla Sampdoria, Giovannino Lodetti non ha mai smesso di amare la squadra rossonera.
Qualche anno fa, a chi gli chiese di indicare il più grande rossonero, Lodetti rispose senza indugi: “Pepe Schiaffino, uno che aveva due lampadine sulla punta delle scarpe e illuminava”.

Giornalista e milanista Doc, tra i maggiori conoscitori della storia rossonera, è autore di 17 libri sul Milan. Con Storie Rossonere ha pubblicato tra gli altri: Joe Jordan – Lo Squalo del Milan; Le stagioni del Piccolo diavolo; Milan 3000 e il Grenoli. Ha ricevuto il premio Maria Grazia Cutuli nel 2009 e il premio Coni Letteratura Sportiva nel 2011. Più volte nella Top Ten Amazon nella categoria libri di sport.