Silvio Berlusconi, il presidente più vincente della storia rossonera

Con la scomparsa, a 86 anni, di Berlusconi si chiude un’era. Artefice di un lunghissimo ciclo di successi, passato dalle vittorie con Arrigo Sacchi, Fabio Capello e Carlo Ancelotti in panchina, vi raccontiamo come ebbe inizio e come si sviluppò la fase più magniloquente della storia rossonera.

di Sergio Taccone

Gennaio 1986. L’attenzione dei tifosi è tutta per Silvio Berlusconi. Gli striscioni esposti durante Milan-Fiorentina parlano chiaro: Silvio, facci sognare, fai tornare grande il Milan. Da Parigi, il capo della Fininvest contatta il presidente rossonero Rosario Lo Verde. La notte più lunga arriva un mese dopo, il 10 febbraio. Trattative febbrili per il passaggio del pacchetto di maggioranza dell’A.C. Milan alla Fininvest.

L’offerta del gruppo che fa capo a Berlusconi è di 15 miliardi (ma servono solo a pagare i crediti personali dei consiglieri), più 10 di aumento del capitale sociale e altri 15 per la campagna acquisti, con la promessa di non cedere Franco Baresi. Gianni Nardi rinuncia al sequestro cautelativo delle azioni, sbloccando la situazione. Il gruppo Fininvest garantisce allo stesso Nardi un posto nel nuovo CdA. Il passaggio è cosa fatta. Alle 21 del 10 febbraio ‘86 arriva la comunicazione di Paolo Berlusconi, fratello di Silvio: “Abbiamo acquistato il Milan grazie alla disponibilità di Gianni Nardi”.

Inzia l’era di Silvio Berlusconi

Comincia l’era Berlusconi. Sua Emittenza diventerà presto Sua Presidenza. La crisi societaria, aperta il 13 dicembre 1985, con l’annuncio delle dimissioni del presidente Farina prima dell’approvazione del bilancio e tra l’incredulità dei consiglieri societari, si chiudeva due mesi dopo con la cessione della maggioranza azionaria al gruppo Fininvest. Silvio, facci sognare fu il primo striscione esposto a San Siro dopo l’arrivo di Berlusconi. L’era del Cavaliere ebbe inizio il 27 marzo ‘86, giorno in cui divenne il ventunesimo presidente del Milan. Al Teatro Manzoni prese parte il 62% del capitale rossonero.

Il nuovo presidente chiarì subito i motivi della sua scelta di prendere il Milan. «La mia decisione è stata dettata dal sentimento e attaccamento ai colori rossoneri, nell’intento di salvare un patrimonio unico di affetto ai tifosi, di tradizioni, milanesi e successi nazionali e internazionali che hanno onorato Milano. Ci sarà un rinnovamento ma la sede non cambierà, la squadra avrà una divisa, ci sarà un aereo privato per i viaggi lunghi e un pullmann nuovo. Applicheremo al calcio le nostre tecniche di gestione. Anche il Milan è un prodotto da vendere e noi ci daremo da fare per esaltare l’immagine della Società a tutti i livelli».

Il Milan e i successi nel destino

Berlusconi parlò di un incontro con il Milan scritto nel destino. «Era una cosa che doveva succedere, un sogno che si realizza, così scontato e destinato a compiersi che mi dà quasi l’idea di averlo già vissuto. Non ho mai preso decisioni importanti di cui mi sono dovuto pentire. Anche con il Milan ho agito con la massima moderazione e vedrete che avrò ragione. Il Milan è una questione di cuore. Ma la ragione guiderà il cuore da qui in avanti. Spero di essere un presidente all’altezza delle aspettative di chi ha continuato a credere nel Milan anche nei momenti difficili. Le programmazioni a lunga scadenza sono difficili in ogni campo. Nel calcio intenzioni e aspirazioni si scontrano con gli avversari. Cercheremo di smuovere un po’ l’ambiente del calcio che sembra fermo su posizioni lontane da ciò che parrebbe logico. Il Milan che abbiamo trovato è già largamente in sintonia con noi. Mi riferisco a Liedholm e ai suoi ragazzi che dovranno continuare a seguire gli insegnamenti dell’allenatore».

Il rapporto con Nils Liedholm si chiuse prima dell’epilogo della stagione 1986/87. Pochi mesi dopo toccò ad Arrigo Sacchi, il carneade della panchina scelto da Berlusconi. Fu l’inizio del primo ciclo vincente, con uno scudetto in rimonta sul Napoli, due Coppe dei Campioni, altrettante Coppe Intercontinentali e Supercoppe d’Europa, non dimenticando una Supercoppa Italiana. Dopo toccò a Fabio Capello raccogliere il testimone e riportare al successo il Milan, deragliato nella notte europea di Marsiglia. Al tecnico bisiaco, Berlusconi mise a disposizione una rosa molto ampia, entrò nel linguaggio comune del football il concetto di turn over. Quel Diavolo conquistò quattro scudetti in cinque anni, tre Supercoppe italiane, una Coppa dei Campioni e una Supercoppa europea.

Da Ancelotti alla cessione

Il terzo ciclo ha il volto di Carlo Ancelotti che riporta in vetta il Milan quattro anni dopo lo scudetto conquistato con Alberto Zaccheroni in panchina. Il tecnico di Reggiolo riportò la Coppa Campioni a Milano, battendo ai rigori la Juve. L’anno dopo arrivò lo scudetto insieme all’amarezza europea, con la Champions sfumata in una serata folle in quel di La Coruna. Seguì la madre di tutte le amarezze, la sconfitta contro il Liverpool nella finale di Istanbul del maggio 2005. La rivincita arrivò due anni dopo, ad Atene, portando la Coppa dalle grandi orecchie sulla sponda rossonera di Milano per la settima volta. Trionfo a cui fece seguito anche quello nel Mondiale per Club contro il Boca Juniors.

Gli ultimi scampoli di una lunga era di gloria aggiunsero uno scudetto (con Max Allegri in panchina) e una Supercoppa Italiana nel derby giocato a Pechino. L’epilogo fu contrassegnato da stagioni di astinenza, a parte una Supercoppa Italiana strappata nel dicembre 2016 alla Juventus dopo i calci di rigore. Il 13 aprile 2017 Fininvest formalizzò la cessione dell’intera partecipazione detenuta nel Milan, pari al 99,93%, alla Rossoneri Sport Investment Lux, società facente riferimento all’imprenditore cinese Li Yonghong, nuovo proprietario e presidente rossonero. Si chiuse così l’era Berlusconi dopo 29 trofei in 31 anni.

Franco Baresi, capitano e bandiera rossonera, uno degli uomini simbolo del Milan vincente targato Silvio Berlusconi, ha accolto in lacrime la notizia della scomparsa dell’ex presidente rossonero. «Mi sento più solo. Per me era come un padre, un presidente unico e affettuoso per tutti. Ha realizzato i miei sogni», ha spiegato Baresi, vicepresidente onorario del Milan.

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