Addio a Gianfranco Taccone, primo tifoso nel Cda del Milan

Se ne va il primo tifoso ad entrare nel Cda del Milan. Era il 30 ottobre 1980. Nel 2020 ci raccontò in un’intervista esclusiva i suoi ricordi rossoneri tra gli anni 70 e 80. Nato a Mede Lomellina, in provincia di Pavia, avrebbe compiuto 91 anni il prossimo 11 agosto.

E’ stato il primo rappresentante dei tifosi ad entrare nel Consiglio di Amministrazione di una società di calcio. Gianfranco Taccone, classe 1932, originario di Mede Lomellina, in provincia di Pavia, ha svolto il ruolo di presidente dell’Associazione Italiana Milan Club a partire dalla metà degli anni 70. Ricopriva la carica di presidente dello storico club rossonero di Rescaldina, fondato nel 1965. Nel Cda del Milan entra da consigliere il 30 ottobre 1980, con Gaetano Morazzoni presidente. Felice Colombo lo chiamava “il presidente dei presidenti”.

Quel posto nel Cda era stato creato ai tempi della gestione Duina anche se la spinta decisiva venne da Gianni Rivera. Nel 1975 era stato eletto alla presidenza dell’Aimc, l’Associazione Italiana del Milan Club. Fu tra i promotori dell’associazione e s’impegnò a dare ufficialità ai club rossoneri in seno alla società. Fondò anche un giornalino, “Il Milanista”. Ad aiutarlo nella costituzione dell’Aimc fu un signore che di cognome faceva Meazza. Ebbe rapporti molto buoni con tutti i presidenti del Milan.

FARINA – RIVERA – TACCONE – RAMACCIONI

«Durante la gestione di Giuseppe Farina c’era un accordo per non aumentare i biglietti dei popolari. Un giorno, prima di partire per l’Africa, il presidente disse di aumentare il costo. Venni avvisato da un giornalista e io bloccai subito quell’aumento». La domenica successiva, Farina evitò di sedersi accanto a lui a San Siro, arrabbiato per la vicenda dei biglietti. «Dopo riuscimmo a chiarirci e Farina capì. Avevo una grande responsabilità verso i tifosi, ero stato eletto alla presidenza dell’Aimc per rappresentare le loro istanze e dare risposte alle loro richieste».

Di Morazzoni evidenziò soprattutto la cordialità e la capacità di ascoltare. «Un gran signore, venne persino al funerale di mio padre. C’incontravamo spesso in sede dove io restavo a lavorare dalle 9 alle 19 senza prendere una lira».

TACCONE E RIVERA IL GIORNO DELLA STELLA

Gianfranco Taccone stravedeva per Nereo Rocco. «Il Paron era il migliore. Mi chiedeva le foto con gli autografi dei giocatori perché le doveva regalare ai suoi amici di Trieste. Io gliele preparavo dopo averle fatte firmare ai giocatori. Nereo era un amico fraterno, grandissimo tecnico e persona splendida». Con Rivera si capivano al volo. «Quando giocava, Gianni mi schiacciava l’occhio nel momento in cui entravo negli spogliatoi. Questo significava che fisicamente era a posto e io andavo subito a riferirlo all’allenatore».

Il giorno della Stella, ad inizio maggio 1979, Gianfranco e Gianni erano l’uno accanto all’altro poco prima della storica scena dell’appello al microfono del capitano milanista. «Il questore ci aveva avvisati che con i tifosi presenti nella parte di San Siro vietata al pubblico non avrebbe dato l’ok all’inizio della partita. L’arbitro Menicucci fu ancora più categorico: rischiavamo di perdere a tavolino. Suggerii a Rivera d’intervenire direttamente. Subito dopo, microfono in mano, il nostro capitano convinse i tifosi a lasciare la zona vietata dello stadio e la partita poté iniziare».

TACCONE (A SX) IN TEMPI RECENTI ASSIEME ALLO STORICO DEL MILAN LUIGI LA ROCCA

Definì Liedholm “un vero fenomeno”. Con lo svedese in panchina, Gianfranco Taccone ricopriva il ruolo di addetto agli arbitri. «Il numero cinque era spesso ricorrente con Liedholm, anche nelle sue cose più semplici. Forse era un numero legato a qualche sua superstizione», ricordò Taccone. Tra i suoi migliori amici c’erano Romeo Benetti e Tato Sabadini. Nel maggio ’79, durante la visita in Vaticano, Gianfranco Taccone ebbe la grandissima gioia di consegnare a Giovanni Paolo II una copia del disco-libro “Il Milan racconta” di Sandro Ciotti. Il Pontefice sfogliò le pagine con grande attenzione.

Ricordava con grande affetto anche le stagioni in B. «I campionati cadetti d’inizio anni 80 hanno avuto un loro fascino. Quel Milan che dava tutto in B lo ricordo con grandissimo affetto e tenerezza. Come disse Beppe Viola in un servizio dei suoi: i sostenitori milanisti erano la parte migliore del Milan. Ho vissuto momenti bellissimi. Quando cambiò il vertice societario, con l’arrivo di Berlusconi, la mia esperienza si concluse. Facevo parte del passato assetto ed ero vicinissimo a Rivera».