Il derby deciso dall’autogol di Ferri

Letale come il morso di un cobra nella città morta descritta da Alberto Manzi nel suo celebre romanzo “Orzowei”. Bastò un colpo di testa in apertura di Riccardo Ferri, nella porta sbagliata, per decidere la stracittadina del 20 dicembre 1987. Erano appena trascorsi 4 giri di orologio dal fischio iniziale del messinese Tullio Lanese: sarà l’attimo decisivo del derby prenatalizio di trentatré anni fa. Per il Milan un toccasana per smaltire l’amarezza della partita contro la Roma, rovinata da un petardo sul portiere Tancredi che avrebbe causato la sconfitta a tavolino del diavolo contro i giallorossi.

L’azione decisiva di quel derby partì da una sventagliata senza pretese di Chicco Evani verso l’area di rigore interista. Ferri è in netto anticipo su Gullit. Il difensore nerazzurro, impaurito dalla presenza del “cervo uscito da foresta” con le treccine rasta al vento, piazza un pallonetto di testa, ansiogeno e di rara precisione. Zenga, rimasto a metà strada in attesa di un comodo appoggio aereo del suo difensore, scopre di trovarsi nella posizione sbagliata. Il tocco di Ferri imprime al pallone una traiettoria avvelenata che si spegne in fondo alla rete, rendendo vana la rovesciata del portiere interista, con Gullit già esultante dopo aver visto la sfera superare la linea di porta.

La frittata perfetta, il capolavoro degli autogol nella partita più attesa dalla città di Milano e da tanti tifosi sparsi per la penisola pallonara. La squadra rossonera, schierata da Sacchi, ha metabolizzato bene l’assenza di capitan Baresi (ottima la prova del giovane Alessandro Costacurta). L’attaccante nerazzurro Spillo Altobelli non riesce a pungere, ben controllato dalla linea arretrata milanista, con Colombo e Ancelotti abilissimi ad assicurare compattezza nella fondamentale fase di interdizione e velocità nel rilancio della manovra. In avanti pesano la fantasia di Donadoni, la dinamicità di Evani e Massaro e la forza atletica mista a classe di Gullit. Per Sacchi, al cospetto di Giovanni Trapattoni, è la conferma che il suo Milan ha ingranato la marcia giusta: il tecnico mangerà il panettone di Natale con pieno merito.

I quasi 70 mila di San Siro assistono ad un derby risolto da un errore clamoroso. Il Milan legittima il vantaggio colpendo un palo con una sventola di Donadoni. Nella ripresa, la riscossa avversaria si ferma ad un gol annullato (giustamente) dall’arbitro per un fuorigioco di Altobelli su passaggio di Mandorlini che, tutto solo davanti a Giovanni Galli, avrebbe dovuto provare la battuta in rete. L’autogol del 20 dicembre ’87 rimarrà come un marchio indelebile nella carriera di Riccardo Ferri, trasformatosi quel giorno in Babbo Natale, portando in dono ai tifosi rossoneri il derby d’andata. Castigo peggiore non avrebbe potuto calcisticamente immaginare.

“Quella nel derby ’87-88, in cui giocai molto bene, mi è pesata più delle altre. – ricorda Riccardo Ferri – E’ chiaro, le gare contro il Milan erano sempre importanti. Ricordo benissimo: cross di Evani da sinistra, l’appoggio morbido a Zenga che esce dai pali senza chiamare palla e che tenta il recupero quando la sfera ha ormai oltrepassato la linea di porta… Bè, a volte ero un pò ingenuo e impulsivo, arrivavo sulla palla scoordinato, guidato dalla frenesia o dalla velocità dell’attaccante. Dopo l’autogol mi sentì un pò solo. Ma tutti sbagliano, anche chi pensa di essere infallibile”.

Una partita tutt’altro che spettacolare passò alla storia come la madre di tutte le beffe nella carriera del difensore interista. La frittata di Ferri condannò i bauscia nerazzurri ad una domenica bestiale.