Le 33 giornate di Vittorio Pozzo

Il Commissario Tecnico dell’Italia mondiale e olimpica degli anni Trenta guidò il Milan tra il 1924 e l’inizio del ’26. Una parentesi breve e senza gloria.

Di Sergio Taccone

Prima di raccogliere la gloria calcistica imperitura con il doppio titolo mondiale, conquistato guidando l’Italia nel 1934 e nel ‘38, e la medaglia d’oro olimpica del 1936 a Berlino, Vittorio Pozzo, torinese della leva calcistica del 1886, guidò il Milan negli anni Venti. Torinese di nascita, un passato da podista prima di diventare calciatore, Pozzo collezionò una sola presenza in maglia rossonera: il 13 febbraio 1910, nel vittorioso incontro interno contro il Genoa (1-0) deciso da un gol di Brioschi.

Quel Milan, guidato dall’ingegnere Giannino Camperio, classe 1876, definito da Pozzo “una vera scatola a sorpresa in fatto di trovate, di combinazioni e di iniziative”, registrò l’esordio di Aldo Cevenini e Renzo De Vecchi, i due pezzi di maggior pregio in una stagione costellata da infortuni e imprevisti e conclusa lontana dalle posizioni di vertice.

Lo storico milanista Luigi La Rocca ha ritrovato un riferimento, tratto da “Il Foot-Ball” del 17 febbraio di quell’anno, in cui si definisce il centrocampista Pozzo “buonissimo giocatore, che è stato qualche anno fa in parecchie squadre svizzere, che ritorna al suo sport prediletto dopo un biennio di riposo. Quando sarà più allenato – si legge nel ritaglio d’epoca del Foot-Ball – egli saprà darà molto di più di quanto ha dato domenica”. Tuttavia, quella contro i genoani fu la sua unica presenza, in gare ufficiali, con la maglia rossonera.  

UN GIOVANE VITTORIO POZZO

Vittorio Pozzo tornò al Milan da allenatore quattordici anni più tardi. Il suo esordio sulla panchina del diavolo è datato 5 ottobre1924, campionato di Prima Divisione della Lega Nord. I rossoneri ebbero la meglio sull’Andrea Doria (2-0) grazie ai gol di Soldati, riciclato in attacco, e Ostromann. Fu un’annata deludente per il Milan al quale non bastò il buon rendimento del cecoslovacco Banas, regista ungherese dai piedi buoni ma con trenta primavere sulle spalle.

Dopo il flop dell’austriaco Ferdi Oppenheim, la squadra venne affidata a Pozzo. In quel campionato, tuttavia, eccezion fatta per un derby vinto contro l’Inter, valevole per il “Trofeo Lombardi e Macchi”, il rendimento rossonero fu all’insegna della mediocrità.

Si segnalò, in quel Milan, soprattutto l’attaccante Rodolfo Ostromann da Pola, centravanti di 21 anni dal tiro potente e di elevato tasso tecnico. La stella di quel Milan era “Pin” Santagostino, Pietro Bronzini ebbe in consegna il ruolo di capitano. La prima stagione di Pozzo si chiuse con un ottavo posto e tredici partite perse. L’allenatore ebbe il merito, pur in quell’annata grigia, di lanciare il giovane Alessandro Schienoni, difensore solido e arcigno, animato da un grande amore per i colori rossoneri, titolare per sette stagioni e con un tabellino complessivo di 211 presenze rossonere.

A pesare nell’economia di quella stagione fu la scarsa vena realizzativa di Santagostino, spesso condizionato da problemi fisici. In  avanti, Pozzo poté contare anche su Cevenini V, unico reduce in maglia rossonera di una nidiata di giocatori di elevato livello. La prestazione migliore la squadra di Pozzo la disputò contro il forte Bologna, battuto 3-1, con Ostromann autore di due gol di elevata fattura.

A fine stagione, la dirigenza rossonera decise di confermare l’allenatore. Per i vertici societari milanisti, il rendimento deludente era dipeso dai troppi infortuni e dal periodo di scarsa brillantezza di Santagostino, bilanciato in parte da un prolifico e convincente Ostromann.

POZZO ESULTA CON LA COPPA RIMET

La stagione del riscatto – l’annata 1925/26 – si trasformò ben presto in una vera disfatta che sancì la fine anticipata dell’esperienza di Pozzo sulla panchina del Milan. La squadra proseguì su livelli mediocri, falcidiata da altri infortuni. Santagostino rimase lontano dal suo standard di rendimento, segnando appena sei reti. Ostromann, l’elemento migliore sul fronte offensivo, saltò quasi l’intera stagione a causa di un grave infortunio che compromise il prosieguo della sua carriera. Con i rossoneri lontani dal vertice della classifica, umiliati dalla Juventus nell’ottobre del ’25 con un mortificante 6-0, il capolinea per Pozzo arrivò il 3 gennaio 1926.

Quel giorno il Milan subì l’ennesimo ko stagionale, battuto di misura dalla Sampierdarenese sul campo genovese di Villa Scassi. Le cronache d’annata riferirono di un buon primo tempo, giocato a viso aperto dalle due squadre, contrassegnato dal vantaggio doriano di Dal Ponte e dal pareggio milanista di Muller. Nella ripresa, su centro di Roveda, Tobacco realizzò il gol della vittoria per la squadra ligure. Inutile si rivelò il forcing finale dei rossoneri.

Per Pozzo fu il capolinea. Tra fine gennaio e inizio febbraio, nei due impegni casalinghi contro Padova e Livorno (entrambe vinte di larga misura), la squadra fu affidata a Guido Moda, dirigente ed ex giocatore d’inizio secolo, che condusse la squadra ad un appena sufficiente ottavo posto finale.

Il 9 febbraio comparve sulla Gazzetta dello Sport lo scarno comunicato della società: “Il Milan F.C. comunica che unicamente per ragioni di impiego che gli hanno tolto ogni disponibilità di tempo, il rag. Vittorio Pozzo ha creduto di rinunciare al mandato conferitogli dal Consiglio Direttivo del Club lasciando così con reciproco dispiacere la Direzione sportiva della squadra rosso-nera”.

Trentatrè presenze, pochi momenti positivi, tanti imprevisti negativi: Vittorio Pozzo disse addio al Milan senza suscitare rimpianti. Otto anni dopo sarebbe salito al vertice del calcio mondiale alla guida della Nazionale Italiana entrando nella storia del calcio.

Tratto dal libro MILAN 120: EPOPEA ROSSONERA

Una cavalcata di storie e racconti rossoneri. Vicende storiche, partite, avvenimenti, giocatori, allenatori, dirigenti e personaggi che hanno reso gloriosa la squadra milanista dal 1899 ai giorni nostri. Vittorie e trionfi ma anche sconfitte e delusioni, campioni e fuoriclasse: una galleria di momenti per celebrare i 120 anni di fondazione del Milan.