Quel gol di Pierino alla Juve nella primavera del ’69

Di SERGIO TACCONE – CORRADO IZZO

Quando va in scena Milan-Juventus, il 13 aprile 1969, l’uomo non è ancora sbarcato sulla luna, Woodstock è solo un progetto ben avviato, il Presidente della Repubblica Italiana è Giuseppe Saragat e, nel gioco del calcio, il leggendario ciclo del Milan di Rocco si avvia a toccare il punto più alto della sua parabola.

La vittoria sulla Juventus, ottenuta nella prima domenica dell’anno 1969 davvero profumata di primavera, passa spesso sotto traccia anche tra i bracconieri di storie rossonere, quasi come fosse oscurata dall’incombente e leggendaria doppia sfida di Coppa dei Campioni contro il Manchester United e dai trionfi in serie che la squadra avrebbe raccolto nei mesi seguenti.

Quasi come se, già alla fine degli anni 60, il Milan e i suoi sostenitori avessero inconsciamente deciso che il loro palcoscenico naturale, quello più congeniale e familiare ai colori rossoneri, doveva essere la Coppa dei Campioni e non il campionato italiano. 

GIANNI RIVERA E PERINO PRATI

Quella vittoria sui bianconeri fu importantissima. Innanzitutto perché un successo sulla Juve riempie sempre di orgoglio e di soddisfazione il tifoso milanista, qualunque sia la condizione e la posizione in classifica delle due squadre. Poi perché il gran gol di Pierino Prati, siglato al 20’ con una bellissima battuta al volo di sinistro, regalò al Milan l’ultimo successo a San Siro contro i bianconeri prima di un lunghissimo digiuno, interrotto solo dieci anni dopo da Monzon Novellino e Dustin Antonelli (2-1, ottobre 1979).

Bello vedere Prati esultare sotto la curva dopo aver fulminato il portiere juventino Anzolin, in un tripudio scintillante di umanità e colori, mentre l’ex Salvadore osserva deluso la scena a terra. Un successo che tenne il Diavolo in corsa per il titolo a cinque round dal gong finale di una stagione che finirà per colorarsi di viola, con il secondo scudetto conquistato dalla Fiorentina e con i rossoneri secondi a quattro lunghezze, appaiati al Cagliari.  

PRATI ESULTA DOPO IL GOL ALLA JUVE

Giorgio Tosatti, dalle colonne del Corriere dello Sport, definì il Milan “un vecchio pugile non ancora spento ma lontano dall’allegro vigore di un tempo. Occhi acuti, mente lucida, lampi di rabbia, energie da spendere con parsimonia, la saggezza del mestierante incallito”. La freddezza d’urto glaciale del Diavolo per frenare l’urto della Juve, imbattuta da dieci giornate, “rancorosa seppur sdrucita”, come scrisse Tosatti.

Prima la Juve poi il Manchester

Il gol di Prati fissò a 481 i minuti d’imbattibilità del portiere bianconero Anzolin. Nella partita in cui difendeva le residue chances di lottare per il titolo, Rocco puntò sui suoi “vecchiacci”: dal ritorno di Cudicini a Trapattoni (in marcatura su Haller), con Sormani centravanti e Prati al suo fianco, Luigi Maldera (attento in marcatura su uno scatenato Anastasi) e Carlo Petrini linfa nuova, iniezione di gioventù.

Il gol nacque da una corta respinta della difesa bianconera: folgorante sinistro di Prati (insignito ad inizio partito del Premio De Martino) scagliato a sette-otto metri da Anzolin. “Realizzazione splendida. Guai a scoprirsi con il Milan: ha sempre un Prati con un tiro da ko”, concluse Tosatti. Oltre all’autore del gol, il migliore in campo fu l’estremo difensore milanista. Al di sopra della sufficienza anche le prestazioni di Anquilletti, Rosato, Malatrasi e Trapattoni. Nella Juve brillò il siciliano Pietruzzu Anastasi. Sufficiente fu la direzione di gara del siracusano Concetto Lo Bello.   

UNA FORMAZIONE DEL MILAN ’68/’69

Dieci giorni dopo il successo contro la Juve, il Milan affrontò a San Siro il Manchester United di Matt Busby (presenta in tribuna in Milan-Juve), con George Best elemento di maggior classe e talento, messo in riga dalle reti di Sormani nel primo tempo e Hamrin nella ripresa. Fieno in cascina per la partita di ritorno, disputato all’Old Trafford il 15 maggio ’69, decise dalle prodezze in serie del Ragno Nero Cudicini, battuto solo da Charlton a 20’ dal termine.

Tredici giorni dopo, al Bernabeu di Madrid, il Milan infliggerà un poker all’Ajax di Rinus Michels, con un giovane Cruyff in campo, facendo il bis europeo sei anni dopo il trionfo di Wembley.

Sergio Taccone – Corrado Izzo

Scopri i libri di storia e cultura rossonera – CLICCA