Madrid ’69, Sormani ricorda la Coppa Campioni

L’intervista per storierossonere.it ad Angelo Sormani


Madrid 1969. Con un poker rifilato all’Ajax di Michels, il Milan tornò in cima all’Europa.


Sei anni dopo Wembley, il 28 maggio 1969 il Milan tornava in cima al calcio europeo. Madrid celebrò il trionfo dei rossoneri guidati da Nereo Rocco. Tra i protagonisti di quel trionfo vi fu l’italo-brasiliano Angelo Benedicto Sormani, classe 1939, autore di uno dei quattro gol nella finale contro l’Ajax: “Eravamo un grande gruppo. Dopo aver vinto lo scudetto e la Coppa delle Coppe, nella stagione precedente, l’obiettivo divenne la Coppa Campioni”.

Nereo Rocco rilanciò giocatori considerati troppo presto sul viale del tramonto. Il Paron puntò sul grande spirito di sacrificio e la propensione a soffrire e lottare. Contro gli acerbi lancieri di Rinus Michels, dove Johann Cruijff rappresentava un giovane virgulto che si apprestava a diventare uno dei più grandi campioni della storia del calcio, il Milan s’impose di larga misura (4-1).

Sormani esulta a fine partita

“Quel Milan definito catenacciaro, – ricorda Sormani – schierava in attacco Rivera, Hamrin, Prati e il sottoscritto. Partimmo subito in avanti, trovando il gol al primo affondo. Dribblai un avversario e feci partire un cross per Prati che di testa superò Bals”. La difesa milanista si schierava davanti al portiere Fabio Cudicini, il Ragno Nero eroe della semifinale di Manchester, con Malatrasi, Anquilletti, Schnellinger, Rosato e Trapattoni. Un reparto di ferro.

L’Ajax era ancora un gruppo acerbo

“Cudicini fu bravo a respingere due tiri velenosi di Cruijff. – aggiunge Sormani – Prima dell’intervallo accontentammo il Paron che ci aveva chiesto di chiudere il primo tempo con il doppio vantaggio”. Lodetti fu il motorino di centrocampo. “Sul pullman che ci portava allo stadio, – prosegue Sormani – Rocco ci disse: chi ha paura non scenda. Era il suo modo di caricarci. Eravamo motivati e consapevoli della nostra forza”.

Quell’Ajax si rivelò un gruppo ancora grezzo. Michels affidò Rivera alle cure di Hulshoff: il numero dieci milanista vinse nettamente il confronto. In avanti, l’allenatore dei lancieri puntò sul possente Piet Keizer, confidando nella genialità del futuro “profeta del gol”, guardato a vista da Trapattoni con Anquilletti e Malatrasi in seconda e terza battuta. Gli olandesi commisero l’errore di buttarsi all’attacco, nell’ossessione di cercare subito la rete. Un rigore di Vasovic (60’) riaprì la finale.

Sormani dopo aver segnato il terzo gol

“Eravamo molto più forti dell’Ajax. Il mio gol, arrivato pochi minuti dopo il 2-1 degli olandesi, cancellò le speranze avversarie di rimonta. Presi palla a centrocampo, – ricorda Sormani – arrivai al limite e tirai di sinistro trovando l’angolino”. Il poker di Prati, su splendida azione di Rivera, chiuse la gara ad un quarto d’ora dal termine.

“Quel Milan non aprì un ciclo solo perché tanti di noi avevano un’età avanzata, altrimenti saremmo stati noi l’Ajax dei primi Anni 70. Rocco ci diede motivazioni nuove. Aveva una grande stima di me, potevo giocare come centravanti o mezz’ala, partecipando alla manovra. Gli anni al Milan – conclude Sormani – furono quelli della mia riscossa calcistica e arrivai a conquistare anche al titolo mondiale per club”.

Sergio Taccone